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Si può e-vitare questa e-vita?

Ieri sera riflettevo sul suffisso o prefisso, come mi è stato suggerito, e.

Quello che in genere serve, tanto per essere chiari, ad indicare tutto ciò che è abilitato dall’elettronica.

Pensavo che chi scrive un blog è condizionato dal suffisso (o prefisso) e più di quanto immagina e, probabilmente, meno di quanto serva.

A rifletterci bene quella dei blogger è una generazione trasversale che si contatta tramite l’elettronica.

Abbiamo sembianze virtuali segrete.

Ci nascondiamo dietro nick (io ho smesso di farlo forse proprio per essere ancora più libero di essere me stesso).

Parliamo nelle chat di MSN di Google, ci telefoniamo con Skype.

Leggiamo le e-notizie.

C’informiamo tramite Google.

Pensavo proprio che Google è la vera rivoluzione culturale degli ultimi anni.

L’accesso alla conoscenza ed anche il non accesso alla conoscenza in rete si celano dietro gli algoritmi dei motori di ricerca.

Riflettevo sul fatto che Adamo ed Eva furono scacciati dal paradiso terrestre perché Eva convinse Adamo a mangiare il frutto della conoscenza.

Un frutto proibito.

Ieri ho impostato una ricerca del mio indirizzo con il nuovo strumento di Google.

Quello del satellite.

Sono arrivato a qualche centinaia di metri sopra casa mia.

A momenti mi vedevo affacciato nel mio terrazzo.

Una cosa tanto impressionante quanto forse, e sottolineo forse, inutile.

Ma affascinante ed evocativa. Filmica arrivo a dire.

Pensavo che film come Matrix non sarebbero mai potuti esistere senza una generazione di sceneggiatori nati con il mouse in mano.

Immaginare gli uomini come un virus di un sistema è un’idea decisamente informatica nella piena accezione del termine.

Insomma viviamo la vita mediati da un computer è questa alla fine la cosa sulla quale invito a riflettere.

Siamo un po’ delle isole. Dentro un mare che è internet.

Persone singole dietro computer singoli che contribuiscono a creare una conoscenza collettiva.

Cose singolari verso altre cose singolari.

Viviamo un po’ dentro una e-vita.

Forse, per troppo tempo, mediamo il nostro pensiero ed il nostro contatto con la realtà, filtrando entrambi attraverso il computer.

Manca forse, o tende a diminuire, un contatto vero.

Un luogo altro di aggregazione, una fisicità magari un po’ più collettiva, reale e non solo virtuale.

Nelle estati della mia infanzia andavamo, con la mia famiglia, in una villa in una pineta, e lì trascorrevamo le vacanze con altre famiglie.

Ecco vorrei che c’incontrassimo lì, ancora una volta, e che giocassimo a ping-pong o al biliardino e poi andassimo insieme a prendere un gelato al lido Mario.

Io sceglierei il croccante all’amarena.

Voi?

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Roberto Bernabò
Roberto Bernabò è un consulente senior esperto in Customer Experience Design, con oltre dieci anni di esperienza nel supportare aziende di diversi settori nel migliorare le proprie performance attraverso strategie customer-centriche. Autore del libro "Emozioni che vendono – Come creare una Customer Experience memorabile per il tuo brand nell’era dell’industria 5.0", è riconosciuto per la sua capacità di integrare analisi dei dati, design strategico e innovazione tecnologica, con un focus particolare sull’impiego dell’intelligenza artificiale per elevare la qualità dell’esperienza cliente. Scrupoloso e orientato ai risultati, si distingue per la padronanza delle best practice legate al Customer Journey Design e alla gestione dei touchpoint, intervenendo con metodo per ottimizzare processi interni e aumentare efficienza, produttività e redditività. Il suo approccio consulenziale è guidato da un mix equilibrato di rigore analitico e visione creativa, finalizzato alla costruzione di relazioni solide e durature tra brand e clienti. Dotato di una spiccata capacità di problem solving e di una visione sistemica dei modelli organizzativi, affronta ogni sfida con lucidità strategica, accompagnando le imprese in percorsi concreti di trasformazione e crescita.